LA NEWSLETTER DI MICHIL

Le stagioni delle nostre Case e della nostra Vita

Riaprire le porte dopo la pausa stagionale è un atto che va oltre la semplice ripresa dei lavori; è un processo di rinnovamento e di riflessione sul significato dell’ospitalità, sul valore di quello che si vuole trattenere e di ciò che è destinato a rimanere in-utile.

Le stagioni. Le nostre Case di Montagna sono stagionali, quindi soggette, come entità, al passare delle stagioni. In Toscana, alla Posta invece ci affidiamo, come un tempo il maggese, al riposo dell’inverno, appena finite le Festività, per coltivare, poi, nuovi semi. Le nostre Case di Montagna sono stagionali, quindi soggette, come entità, al passare delle stagioni.

Riaprire le porte dopo la pausa stagionale è un atto che va oltre la semplice ripresa dei lavori; è un processo di rinnovamento e di riflessione sul significato dell’ospitalità, sul valore di quello che si vuole trattenere e di ciò che è destinato a rimanere in-utile. L’inutile, ciò che non porta una funzione evidente, trova qui un senso.

Solo ciò che non serve è veramente utile mi verrebbe da dire, l’inutile è ciò che ci concede bellezza, tempo e spazio per l’imprevisto, per il gesto non funzionale ma pieno di senso. Dei petali di fiore sono utili in un water? Sedersi a guardare la neve che scende mentre bevo un buon thè è davvero necessario? Ammirare in lontananza la Rocca D’Orcia mi renderà una persona migliore? Trasformare un rifugio dell’Ottocento in un luogo protetto e unico come il nostro Ladinia, ne valeva la pena? Scegliere l’arancione come colore principe per il nostro Grand Fodà sul Passo Furcia, non era forse fuori contesto, e quindi inutile? E poi un viaggio è veramente utile o è qualcosa a cui potremmo anche rinunciare in fondo? E ancora, se abbraccio un larice che sto facendo? Sono folle? Sì – è vero, potremmo rinunciare a un viaggio e a tante cose “in più”, come del resto potremmo rinunciare ad ammirare un’opera d’arte, ma quel tempo “inutile” diventa tempo in-utile, con il valore che solo il “più” dona alle contingenze della vita.

I latini chiamavano “ozio” il tempo libero dalle occupazioni pubbliche e dalle attività lavorative, uno spazio dedicato alla riflessione, allo studio e alla contemplazione: l’otium era considerato una condizione privilegiata, opposta al negotium termine per le attività lavorative e gli impegni pubblici. Quindi il viaggiare visto come momento per noi stessi è forse uno dei momenti più preziosi della vita.

Il concetto di in-utile non è mera assenza di funzionalità, ma ricerca di quella "superfluità" che ci libera dall’affanno del risultato immediato e del fare e lascia spazio all'incontro; ed è questa leggerezza che dona all’esperienza del viaggio un valore profondo, non calcolato, ma per-donato al rumore della vita e alle sue impellenze.

Parallelamente, l'atto di "perdonare" - o meglio, per-donare, ci apre di nuovo alla possibilità di condivisione generosa verso chi varcherà le soglie delle nostre quattro Case, ma direi cinque, perché il quinto albergo è Haus Valentin, la Casa riservata ai nostri collaboratori. Non si tratta solo di accogliere, ma di “donare con” e questo implica fare dell'ospitalità stessa un dono, una liberazione dall'idea di servizio come mero scambio di una merce, allora sì che ci smarriamo nel turismo e nella vendita di beni. Riaprire i nostri rifugi, le nostre terme, il nostro Hotel, dopo queste pause significa, forse, riaprirsi all’ altro, senza riserve, con quella consapevolezza che ogni atto di donazione autentica non impoverisce, ma arricchisce. E così riabbracciamo i nostri collaboratori, riabbracciamo volti conosciuti e scopriamo nuovi sorrisi, così come tanti nuovi e abituali ospiti.

Quindi i luoghi di vacanza e riposo sono sì un luogo di transito passeggero, per gli ospiti che trascorrono alcuni giorni con noi e per i nostri collaboratori che vi trascorrono alcuni mesi, ma anche di intimità, un rifugio senza peso. Questa riapertura è dunque un rito di passaggio e conoscenza, che invita a trattenere solo l’essenziale e a donare il superfluo come un atto silenzioso, capace di elevarci dalla frenesia del quotidiano.

In questo spirito, ciò che è in-utile e ciò che è per-donato costituiscono il cuore dell’ospitalità: l’inutile come spazio di bellezza e contemplazione, il perdono come apertura generosa verso ogni ospite. Schiudere quelle porte che erano appoggiate appena, significa far rivivere questa duplice essenza, accogliendo con grazia e leggerezza il nuovo ciclo stagionale, libero da tutto ciò che non serve, ma arricchito di tutto ciò speriamo possa davvero contare qualcosa per noi.

Buone stagioni a tutti noi, per-donare il tempo in-utile

.m